Storia dalla Fondazione

Il nostro monastero sorge sulla casa natale di santa Veronica Giuliani (1660-1727), la mistica Clarissa Cappuccina stimmatizzata del ‘700.

Perché è chiamata Clarissa Cappuccina?

Clarissa perché vive la forma di vita lasciata da santa Chiara, Cappuccina perché la fondatrice dell’Ordine, la venerabile Maria Lorenza Longo (1463-1542), mise il suo monastero sotto la custodia dei frati Cappuccini. Dopo il primitivo fervore e lo sviluppo dell’Ordine di santa Chiara alla fine del 1200, infatti, assistiamo ad un abbandono dello spirito di povertà e all’affievolirsi della vita regolare in molti monasteri. Agli inizi del 1400 gruppi di pie donne e di vedove dapprima si riunirono ed entrarono a far parte del Terz’Ordine di san Francesco e poi abbracciarono la regola di santa Chiara, mettendosi sotto la protezione dei frati dell’Osservanza che cercavano di vivere le primitive sorgenti del francescanesimo. La nobildonna Catalana Maria Lorenza Longo, che si era stabilita a Napoli al seguito del Re spagnolo Ferdinando, dopo aver fatto costruire e governato sapientemente l’Ospedale degli “Incurabili” (gli ultimi dei malati della città), decise di vivere la vita contemplativa chiudendosi in monastero e abbracciando la forma di vita di santa Chiara sotto la custodia dei frati Cappuccini, da cui nacque la denominazione di Cappuccine.

La vita di santa Veronica è rimasta nascosta per 50 anni nel monastero di Città di Castello, ma l’opera che Dio ha compiuto in lei nella trasformazione amorosa che la unì in modo speciale al mistero della Redenzione del Signore Gesù, ci è stata manifestata attraverso il suo diario scritto per obbedienza dei confessori, un manoscritto di 22.000 pagine. Alla morte della Santa, il Vescovo della nostra diocesi (a quel tempo ancora di Sant’Angelo in Vado e non unita a quella di Urbino) ne esaminò le virtù eroiche per proclamarne la santità, rimasto ammirato dello stile di vita delle Clarisse Cappuccine e del merito della loro preghiera, chiese a queste monache di fondare un monastero anche nel luogo della sua residenza a Sant’Angelo. L’Abbadessa di Città di Castello, la Beata Florida Cevoli (+1767), novizia di santa Veronica e sua figlia spirituale beatificata nel 1993, acconsentì ad inviare le sorelle per la nuova fondazione a condizione che il monastero si erigesse nel paese di Mercatello secondo quanto aveva profetizzato santa Veronica dicendo: “la mia casa sarà casa di preghiera”. Il Vescovo era restio poiché la terra era assai povera e già esisteva un monastero di Clarisse, ma la madre soggiunse prontamente di farsi animo che Dio avrebbe provveduto e così nel 1749 il progetto ebbe inizio.

Il popolo di Mercatello desiderava molto questo monastero che perpetuava la memoria della loro concittadina, già venerata quale Santa. La casa natale fu regalata dagli eredi Giuliani, mentre le case attigue furono comprate. Tutti i cittadini, giovani e anziani, adulti e bambini, contribuirono alla costruzione portando le pietre prese dal vicino fiume Metauro, ricevendo l’indulgenza per quest’opera. L’impresa non fu facile a causa della mancanza di mezzi e più volte i lavori rischiarono di arrestarsi, ma la Provvidenza Divina non venne meno assicurando gli aiuti necessari.

La Chiesa fu consacrata nel 1772 e dedicata al Sacro Cuore quale espressione più alta del mistero d’Amore del Crocifisso che ha plasmato la vita di santa Veronica. Le madri fondatrici arrivarono l’anno successivo in tre, accolte dal suono delle campane e con una solenne cerimonia entrarono nel monastero il 24 maggio 1773.

Queste sorelle aprirono la strada che, nello scorrere del tempo, ha visto entrare tante giovani in questo monastero per lodare il Signore e continuare il cammino da loro tracciato seguendo le orme di santa Veronica, persistendo anche nelle dure prove delle soppressioni.

La prima espulsione delle monache dal monastero avvenne nel 1810, così che le 16 suore presenti tornarono nelle rispettive famiglie. Questa “Soppressione Napoleonica”, come la definirono le cronache dell’epoca, durò poco più di un paio di anni e dal 1813 le monache poterono rientrare in monastero e riprendere la vita comunitaria.

Più lunga e distruttiva fu invece la seconda soppressione, sotto lo stato Piemontese nel 1861. Dal gennaio di quell’anno alle monache venne proibito di accogliere nuove religiose, facendo in modo che la comunità si estinguesse naturalmente. Nel settembre del 1888 un nuovo decreto portava l’ordine di sgombero del monastero alle 7 monache rimaste. Fu così che il 26 settembre del 1889, nel profondo della notte, le monache lasciarono il monastero per una nuova abitazione.

Il Signore dispose l’animo di persone nobili ad affittare il monastero in un primo tempo e, dopo 4 anni, ad acquistarlo da parte di una persona pia che in seguito lo donò alle Cappuccine.

Nella notte del 24 luglio 1891 le 7 monache Cappuccine fecero ritorno nel loro monastero e da allora non lo abbandonarono mai. La comunità rientrata in uso del monastero, risparmiata dalla Provvidenza, era però molto debilitata per l’età delle sette monache rimaste. Fu così chiesto aiuto al monastero di Pisa che provvide a inviare due religiose che arrivarono il 24 maggio 1905 e assunsero la guida della comunità come madre abbadessa e maestra delle novizie. In questo periodo il monastero rifiorisce con vigore e giovani e sante vocazioni danno nuova vitalità allo spirito delle Cappuccine. In particolare segnaliamo l’ingresso di Clementina Ticchi il 24 novembre 1902 che prenderà il nome di suor Maria Francesca ed emetterà la professione solenne il 9 luglio 1910. La sua maturità di spirito e la virtù provata furono un grande sostegno per la comunità che la scelse come formatrice delle giovani dal 1914. Incarico che mantenne sino alla morte, avvenuta il 20 giugno 1922, a soli 35 anni di età.

La sua fama di santità persiste ancora ai nostri giorni continuando a essere un esempio per la comunità, e a intercedere per quanti si rivolgono a lei.

Nel 1993 cinque sorelle della comunità partirono per l’Africa, in Benin, dove aprirono un monastero dedicato a “Jesus Eucharistie”. La piccola comunità, inizialmente provata dal cambiamento climatico e dalle insidie della malaria, ha visto un progressivo sviluppo e nel 2006 si è trasferita dalla capitale Cotonou all’interno, nella foresta, per evitare di vedere sommerso dall’Oceano il piccolo monastero. Nel 2011 è stata riconosciuta l’autonomia della comunità costituita da 6 sorelle di voti perpetui, 4 neoprofesse e 4 in noviziato. Nella festa di santa Chiara del 2014 è stata consacrata la Chiesa del monastero.

Attualmente, a Mercatello, siamo 16 sorelle, di diversa provenienza d’Italia e anche dall’Africa (Costa d’Avorio), che cercano di vivere la vita Cappuccina sulle orme tracciate da santa Veronica, continuando ad annunciare la bellezza del Vangelo e il messaggio che lei ci ha lasciato: Dio chiama tutti alla comunione con LUI.